MILANO, 29 luglio 2025 – Secondo il Consumer Lab di Bain & Company, che prende in considerazione 9.000 consumatori nel Vecchio Continente, di cui 1.500 in Italia, l’umore degli europei è stabile ma con forti differenze tra generazioni, fasce di reddito e Paesi. Il dato medio sul benessere emotivo scende leggermente rispetto allo scorso anno, ma le nuove generazioni (Gen Z e Millennials) e i cittadini ad alto reddito mostrano segnali di miglioramento. Se il termometro dell’umore dei consumatori europei registra solo variazioni leggere, quello dello stress segna scarti più marcati.
“In Europa, circa un terzo della popolazione vive livelli elevati di stress, ma l’Italia è il Paese con la pressione emotiva più alta: un “net stress level” del 9% la pone in cima alla classifica, seguita dalla Polonia. All’opposto, la Germania è il Paese più “rilassato”. Ma non è tutto negativo: l’Italia è anche il Paese dove più cittadini si impegnano attivamente per stare bene”, spiega Marco Caldarelli, Senior Partner di Bain & Company.
Il 77% degli italiani intervistati dichiara che la salute è una priorità reale, e il 41% afferma di monitorare costantemente il proprio benessere – la percentuale più alta tra i Paesi europei analizzati.
Chi è più stressato in Europa? Giovani, donne e chi ha meno
Lo studio mette in luce gap emotivi significativi: lo stress è più alto tra i giovani (Gen Z), tra le donne (+16%) e tra le fasce di reddito più basse (+13%). Chi è più anziano, benestante o di sesso maschile riporta invece livelli molto più bassi di stress. Solo il 10% degli europei si sente “per nulla stressato”, contro un 13% che si definisce “molto” o “estremamente” stressato.
Le preoccupazioni degli italiani: la famiglia prima del lavoro
Il profilo emotivo degli italiani rivela un’identità centrata su ambiti personali e familiari. Le principali fonti di stress sono le finanze personali, la salute della famiglia e la propria salute (28%). Al contrario, temi come la politica nazionale o internazionale e la criminalità, pur avendo un impatto, risultano secondari. “Questo orientamento sottolinea una sensibilità marcata verso le sfere private più che sistemiche, un tratto distintivo nel panorama europeo”, prosegue Caldarelli.
Salute come priorità, ma ancora vista come “corpo e mente”
La salute è centrale per il 95% degli europei, anche se il 23% fatica a mantenere comportamenti coerenti. L’Italia eccelle ancora: è leader nell’impegno attivo, ma mostra una concezione più tradizionale del benessere. I dati italiani mettono in luce una forte attenzione alla salute fisica (73%) e mentale (67%), ma meno riguardo al sonno (50%), alla socialità (39%) e al tempo nella natura (30%). Manca ancora un approccio olistico, che tenga insieme corpo, relazioni, ambiente e spiritualità.
Burnout, cibo sano e nuovi obiettivi di benessere
Stress e burnout sono oggi i principali fattori scatenanti per un cambiamento dello stile di vita. In Italia, il 20% degli intervistati dichiara che lo stress ha spinto a definire nuovi obiettivi di salute, come la perdita di peso (30%), il miglioramento del sonno o della forza fisica. In generale, gli europei stanno adottando comportamenti più sani: oltre la metà riduce zuccheri, grassi e cibi processati e riduce la l’uso di alcol e bibite zuccherate.
“L’Italia si trova in bilico: è il Paese con il maggiore stress, ma anche quello con più voglia di fare per stare meglio. Le aziende del largo consumo devono leggere lo stress crescente non come un campanello d’allarme sociale, ma come un’opportunità per ripensare il loro ruolo: da semplici fornitori a facilitatori di benessere. In un’Italia sempre più stressata ma anche proattiva, i brand che sapranno intercettare questo bisogno di equilibrio, salute e autenticità saranno quelli che costruiranno relazioni più profonde e durature con i consumatori”, conclude Marco Caldarelli.