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Il Private Equity riparte nel 2024. Ma il 2025 segnerà la svolta?

Il Private Equity riparte nel 2024. Ma il 2025 segnerà la svolta?

Investimenti in crescita, exit in ripresa e nuove sfide per i fondi a livello globale. Il mercato italiano mostra resilienza nel 2024, con un piccolo aumento delle operazioni e con il buy and build che rimane molto rilevante. Le exit sono cresciute del 15%, sostenute da un contesto macroeconomico più stabile. L’Italia si conferma attrattiva per il 2025, con una possibile crescita moderata dei deal e una maggiore attenzione alla gestione attiva delle partecipate.

  • marzo 03, 2025
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Il Private Equity riparte nel 2024. Ma il 2025 segnerà la svolta?

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Milano - 3 marzo 2025 - Dopo due anni deboli, il private equity ha ritrovato slancio nel 2024, con una crescita significativa degli investimenti e un aumento del valore delle exit. Tuttavia, il settore si trova ancora di fronte a sfide strutturali, tra incertezze macroeconomiche e una raccolta fondi complessa, come evidenziato dal Global Private Equity Report 2025 di Bain & Company, pubblicato oggi.

Un 2024 in ripresa: investimenti ed exit in forte crescita

Il mercato globale del private equity ha registrato un netto rimbalzo nel 2024. Il valore complessivo delle operazioni di buyout è cresciuto del 37%, raggiungendo 602 miliardi di dollari (escludendo gli add-on deals). Anche il mercato delle exit ha mostrato segnali positivi, con un incremento del 34% nel valore totale delle operazioni (468 miliardi di dollari) e un aumento del 22% nel numero di deal (1.470 transazioni). Questo miglioramento segna un primo passo verso la normalizzazione del mercato, dopo un periodo in cui la scarsa liquidità aveva frenato la distribuzione di capitali ai Limited Partner, lasciando i General Partner con 29.000 aziende da cui fare exit.

Sfide e opportunità a livello globale per il 2025

Nonostante i segnali positivi, la sostenibilità della ripresa dipenderà dalla capacità del settore di affrontare un contesto macroeconomico ancora incerto. Inflazione, tassi di interesse, politiche commerciali e tensioni geopolitiche restano fattori determinanti per il futuro del private equity. “Il 2024 ha portato un parziale sollievo, ma la continuità della ripresa dipenderà anche dalle politiche economiche e dagli sviluppi macro”, afferma Sergio Iardella, Senior Partner e nuovo responsabile italiano Private Equity di Bain & Company. “Gli investitori sono pronti ad accelerare su nuovi deal e su exit, ma il contesto rimane incerto. Certamente con 4.700 miliardi di dollari di asset under management e un dry powder di 1.200 miliardi, i fondi di private equity continueranno a giocare un ruolo chiave nello sviluppo economico globale.”

La pressione sui rendimenti e la sfida della creazione di valore

I costi per generare rendimenti superiori al mercato stanno aumentando. La competizione per le operazioni mantiene elevati i multipli di valutazione, mentre l'aumento del costo del debito rende più difficile creare valore attraverso la leva finanziaria. “Generare alpha non è mai stato così difficile”, sottolinea Iardella. “Solo i fondi con strategie di creazione di valore chiare e un modello di crescita distintivo emergeranno come veri vincitori in questa fase di trasformazione.

Europa in testa alla ripresa

A livello geografico, la crescita è stata guidata dall'Europa, dove il valore delle operazioni è aumentato del 54%, raggiungendo 212 miliardi di dollari. Il numero di operazioni è cresciuto del 9%, mentre i multipli di valutazione in Europa occidentale hanno raggiunto livelli record (12,1x). Il mercato europeo ha visto un forte incremento delle exit, con un aumento del 28% (145 miliardi di dollari), sostenuto da un boom delle operazioni sponsor-to-sponsor, che sono cresciute a livello globale del 157% (63 miliardi di dollari). Tuttavia, la liquidità rimane un nodo critico: la percentuale di capitali restituiti agli investitori ha toccato l'11%, il livello più basso dai tempi della crisi del 2008-2009.

Private Equity in Italia: segnali di solidità e nuove sfide

Nel 2024, il mercato italiano del Private Equity ha mostrato i tradizionali segnali di solidità, registrando un leggero aumento del numero di operazioni rispetto al 2023. Circa il 50% dei deal ha riguardato operazioni di add-on a supporto di strategie di buy and build, mentre gli investimenti diretti – esclusi gli add-on – sono stati poco più di 200, con solo una sessantina di operazioni su aziende con EBITDA superiore ai 10 milioni di euro. I settori più dinamici, con crescite a doppia cifra nel numero di deal, sono stati i beni di largo consumo, i servizi professionali e finanziari, e il comparto energetico, sostenuto dall’interesse per la transizione energetica. Dopo la forte accelerazione del 2021-2023, il peso delle operazioni tech è tornato al 10% del totale, un valore in linea con il periodo pre-pandemia, probabilmente non per mancanza di interesse ma piuttosto per il numero tutto sommato limitato di deal disponibili.

Sul fronte delle exit, il 2024 ha visto un rimbalzo positivo con un incremento del 15% rispetto all’anno precedente, grazie a un contesto macroeconomico più stabile e alla ripresa dei secondary buyout. Tuttavia, per consolidare questa tendenza sarà cruciale il ritorno di fiducia anche verso strumenti quali le quotazioni in borsa (IPO). A conferma della vitalità del settore, abbiamo mappato circa 1.000 aziende italiane in portafoglio ai fondi di Private Equity. Queste realtà, con un EBITDA medio di 24 milioni di euro nel 2023, si confermano resilienti e sovra-performanti, avendo registrato una crescita media annua del fatturato del 9% e dell’EBITDA del 13% nel periodo 2019-2023.

Guardando al 2025, prevediamo una crescita moderata del numero di operazioni, con l’Italia che si conferma un mercato attrattivo per la solidità del suo tessuto industriale, per le tante eccellenze che sappiamo esprimere e per le numerose operazioni di passaggio generazionale possibili. In termini di valore, la differenza sarà determinata da pochi deal di grande dimensione, con operazioni su aziende con EBITDA superiore ai 30 milioni di euro stimate tra le 20 e le 30. Inoltre, per i fondi operanti in Italia, in linea con i trend globali, sarà inevitabile una fase di trasformazione, con un focus sempre maggiore sulla gestione attiva delle società in portafoglio, attraverso l’ottimizzazione dei costi e l’adozione di nuove tecnologie”, sottolinea Iardella.

Strategie vincenti per il futuro del private equity

L’industria del private equity sta attraversando una fase di trasformazione strutturale. Per generare rendimenti competitivi, i fondi dovranno concentrarsi su strategie di creazione di valore basate sulla riduzione dei costi e sull’espansione dei margini, considerando che la leva dell’aumento dei multipli di valutazione avrà un impatto più incerto ma certamente più contenuto rispetto al decennio precedente. Con il miglioramento delle condizioni di mercato previsto per il 2025, il private equity si trova di fronte a una nuova fase di crescita. Tuttavia, per capitalizzare sulle opportunità emergenti, i fondi dovranno affrontare sfide strutturali e innovare le proprie strategie di investimento. Un ruolo sempre più centrale avrà l’Intelligenza Artificiale: i principali player del settore stanno già sperimentando e implementando soluzioni di AI generativa per migliorare l’efficienza operativa e creare valore nei loro portafogli. Inoltre, la strategia legata ai carve-out resta una sfida: sebbene storicamente queste operazioni abbiano generato rendimenti superiori ai buyout tradizionali, negli ultimi anni la loro performance è stata più volatile, rendendo cruciale un piano di creazione di valore ben definito in contesti tipicamente molto complessi.

La competizione per deal, capitale e talenti sarà più intensa che mai”, conclude Iardella. “Per vincere in questo contesto, i fondi dovranno ridefinire la propria strategia con un chiaro obiettivo di differenziazione e un piano concreto per affrontare il prossimo decennio.”

Contatti per i media Bain & Company:

Orsola Randi 

Email: orsola.randi@bain.com | Tel: +39 339 327 3672

A proposito di Bain & Company

Bain & Company è l’azienda di consulenza globale che aiuta le aziende change-makers più ambiziose a definire il proprio futuro. Con 65 uffici in 40 paesi, lavoriamo insieme ai nostri clienti come un unico team con un obiettivo condiviso: raggiungere risultati straordinari che superino i concorrenti e ridefiniscano gli standard del settore. L’approccio consulenziale di Bain è altamente personalizzato e integrato e, grazie alla creazione di un ecosistema di innovatori digitali, assicura ai clienti risultati migliori e più duraturi, in tempi più brevi. Il nostro impegno a investire oltre 1 miliardo di dollari in 10 anni in servizi pro bono mette il nostro talento, la nostra competenza e le nostre conoscenze a disposizione delle organizzazioni che affrontano le sfide di oggi in materia di istruzione, equità razziale, giustizia sociale, sviluppo economico e ambiente. Fondata nel 1973 a Boston, in Italia ha celebrato il trentennale nel 2019: la sua approfondita competenza e il portafoglio di clienti si estendono a ogni settore industriale ed economico e in Italia la rendono leader di mercato.

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